L’importanza del controllo

Lavorare a “progetto” o a “commessa”

Ogni qualvolta un’azienda non lavori in ottica distributiva, ovvero non abbia uno o più prodotti da distribuire sul mercato, associati ad un listino prezzi, di solito lavora “a progetto” anche definito “commessa”.

Questa modalità prevede che il lavoro svolto dall’azienda in questione vada a soddisfare una precisa esigenza del cliente. 

Costi e ricavi

A seconda dei rapporti di forza commerciali fra cliente e fornitore è possibile che il compenso relativo a questo lavoro sia imposto dal cliente oppure proposto dal fornitore.

E’ abbastanza frequente che il cliente, se di caratura rilevante proponga ad aziende terze delle lavorazioni a prezzi fissati dal cliente stesso, che quindi il fornitore del lavoro può accettare o rifiutare, se ritenuto remunerativo o meno. Questo caso, di seguito lo definirò “CASO A”.

Come “ CASO B” intenderò il caso in cui il fornitore propone un certo tipo di servizio o lavorazione al cliente e ne definisce il prezzo.

In ambedue i casi è consigliabile realizzare un previsionale di costo, nel caso A per essere certi di rientrare nei ricavi imposti dal cliente con margini soddisfacenti, nel caso B per poter quotare un preventivo di ricavo, un prezzo, che si posizioni in maniera adeguata sul mercato e che garantisca una marginalità soddisfacente.

Nel caso A si partirà dall’aspetto ricavi non variabile e si strutturerà il previsionale di costi in maniera da soddisfare gli aspetti di marginalità (e svolgere il lavoro con i canoni qualitativi pattuiti).

Nel caso B invece si partirà da un previsionale di costi (minimi per il raggiungimento dei canoni qualitativi pattuiti) e si andrà a strutturare il preventivo, tenendo conto dei costi e dei limiti imposti dal mercato concorrenziale, qualora vi sia questa necessità.

Svolgimento della lavorazione

Una volta strutturati questi due aspetti (costi e ricavi) ed ammesso che vengano accettati sia dal cliente che dal fornitore, inizierà la lavorazione vera e propria.

Una volta iniziata la fase di lavorazione, l’abilità di un’azienda o di un imprenditore, sarà quella di mantenere nella realtà dei fatti, l’aspetto, per adesso ipotetico, dei costi. Questo è un aspetto particolarmente delicato perché ne va dell’entità del margine e quindi di quell’aspetto che tiene in vita l’azienda in questione. Teniamo presente che secondo uno studio di Alma Laboris Business School (Studio Statitstico sui progetti software)

In media i progetti software sforano il BUDGET del 27%

Normalmente i progetti software falliscono nel 70% dei casi, dove per il 55% il motivo è lo sforamento del BUDGET.

E’ molto importante anche non eccedere nel contenimento dei costi per non abbassare l’aspetto qualitativo.

Ci sono diversi fattori che possono far discostare lo sviluppo reale dei costi da quello che è il loro previsionale.

Molto spesso i discostamenti sono dovuti al fatto che, man mano che la lavorazione prende corpo, emergono aspetti che nella fase progettuale erano per forza di cose sfuggiti, dato che sia cliente che fornitore ne hanno una visione semplificata e teorica inizialmente. Io vorrei dare per assunto il fatto che una volta approvato il preventivo lo consideriamo non variabile, altrimenti entriamo in un ambito che ci porta fuori tema e che riguarda la contrattualizzazione e la trattativa.

Quattro sono le più frequenti tipologie di problemi che possono portare a discostamenti  fra previsionale e costi reali.

  • Errori progettuali (previsionale sbagliato).  E’ possibile che l’errore che ci fa discostare dalla marginalità prevista sia commesso nella strutturazione del previsionale.
  • Allungamento dei tempi previsti delle lavorazioni. Questo aspetto può essere causato da mancanza di competenze o competenze inadeguate da parte di chi svolge il lavoro specifico oppure mezzi o strumenti insufficienti od inadeguati, carenza di responsabilizzazione dei personale.
  • Errori nella rendicontazione delle lavorazioni.
  • Imprevisti.

Controllo e reportistica

Diviene fondamentale quindi, per non compromettere la marginalità, mantenere un controllo costante e tempestivo sul buon svolgimento della lavorazione e sulla coerenza dello sviluppo dei costi.

Per fare questo serve uno strumento che permetta e che faciliti la rendicontazione di ogni singola attività presente nel previsionale e che, grazie all’aggregazione opportuna di dati, consenta la tempestiva individuazione di eventuali criticità.

La tempestività in questo caso è un aspetto fondamentale, perché permette di introdurre misure correttive prima che il problema cresca di entità. Chiaramente, la contabilità è perfettamente in grado di darci la misura della redditività di tutte le nostre attività, ma a posteriori, spesso quando è tardi per introdurre correttivi.

E’ molto importante che la reportistica, che diviene strumento centrale per il monitoring del processo di lavorazione, ci permetta di individuare velocemente e precisamente l’area nella quale nasce la criticità.

Un altro vantaggio della rendicontazione in tempo reale delle attività lavorative è anche la responsabilizzazione del personale il quale, maggiormente coinvolto in un obiettivo comune, facendo leva sullo spirito di squadra, porrà più attenzione ai tempi di lavorazione.

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Hai un’attività? Come affrontare l’emergenza in 4 passi fondamentali. Comunicare con cura.

Emergenza-Coronavirus-1200x600Stiamo vivendo una fase inedita nella vita di tutti. Forse solo chi ha vissuto la guerra può aver un’idea di cosa sia vivere nell’emergenza. Tutti gli altri, quasi la totalità sono impreparati.

Le imprese con le spalle più larghe annaspano, le più deboli già agonizzano, il “fare come ho sempre fatto”  che è un principio ottimo per morire lentamente, ora proprio non serve a nulla.

Quindi, cosa puoi fare per arginare la situazione?

Segui questi semplici 4 passi.

1. Adattabilità.

Veloce switch del modo di agire, il cliente non può venire da te, questo è un pilastro, per cui a seconda di qual’è il tipo di attività puoi portare i beni a casa (se la tua attività è vendita di beni) oppure, se eroghi servizi, puoi erogarli in remoto, con li strumenti che la tecnologia ci mette a disposizione. Oppure spostarti tu per erogarli.

Molte attività che trattano food si stanno attrezzando per la consegna a domicilio, ma anche attività di servizi possono organizzarsi in via eccezionale per spostarsi dal cliente. Il meccanico per esempio, può andare a ritirare la macchina dal cliente e riportargliela riparata o tagliandata.

Il fatto che tu abbia deciso di cambiare mentalità però va comunicato, perché il tuo cliente è a casa sul divano che si rifinisce su internet tutto il giorno a parlare di corona virus sui social e quindi dov’è il punto miglior dove andarlo ad intercettare? questa domanda ci porta al passo 2

 

2. Comunicare.

Impresa titanica! Farsi ascoltare da chicchessia in questo momento, è un po’ come scalare il picco di Huayhuash a mani nude o superare le sette prove del coraggio. Ma poiché ti stai muovendo per portare un beneficio al cliente, che necessita dei tuoi beni o servizi ma non sa che tu adesso sei disponibile a raggiungerlo, ci dobbiamo riuscire.

Quindi qual è il posto migliore per posizionare la nostra comunicazione in questi giorni? Sui social.

Potrei parlarti di molti altri canali di comunicazione ma sei in emergenza e devi utilizzare i mezzi che hai, ed in più, sono tutti li, sui social.

Crea dei contenuti pertinenti, chiari ed efficaci, per dire “ci sono”, “cambio il mio modo di operare per te, per rispettare le direttive e per uscire prima possibile da questa fase”.

3. Divulgare.

Utilizza lo strumento dell’advertising che ti permette di raggiungere un pubblico più ampio e targhettizzato quindi più appropriato e più pronto ad accogliere la tua comunicazione.

 

4. Raccogliere.

Per non rischiare di aver fatto uno sforzo, opertativo ed economico inutile, prevedi un sistema facile per la raccolta delle richieste. L’ideale sarebbe una landing page snella ed efficace dove canalizzare le richieste, le liste di beni di cui le persone necessitano. In questo modo ti puoi muovere velocemente e nel rispetto delle regole (della privacy) per contattare ed aventualmente raggiungere i tuoi clienti.

 

Così puoi, in pochissimo tempo fornire un servizio nuovo, migliore, nel rispetto delle regole e, cosa non secondaria non far fermare del tutto la tua attività, senza aspettare passivamente che tutto passi e che torni come prima, che poi detto fra noi, dopo le guerre o i grandi eventi come una pandemìa niente torna esattamente come prima, per cui è bene muoversi ed adattarsi continuamente.

La luce in fondo al funnel

Chi parla di web marketing adesso molto spesso ti parla di FUNNEL. Traduzione dall’inglese: imbuto. Per far si che, come troppo spesso accade, Il web marketing non diventi “la solita fuffa” con la quale in passato magari hai buttato qualche soldo, perché hai creato un sito bello, bellissimo, perché “ormai ce l’hanno tutti” perché “bisogna averlo” e successivamente hai iniziato a gestire la tua pagina Facebook perché “Il futuro sta nei social”, ebbene bisogna fare un piano, una strategia.

La strategia.

Senza strategia è molto difficile ottenere risultati concreti con l’ web marketing.

Molto spesso domando “perché avete un sito?” Questa domanda in effetti ottiene molto spesso che mi guardino come per dire “ma sei cretino?” Però se ci pensi, a cosa ti serve un sito buttato lì se non è una tassello di una strategia? Molto probabilmente a niente, a parte, forse farti abbassare l’imponibile, che è pur sempre una delle ragioni per cui molte ma molte piccole aziende fanno pubblicità.

Stesso discorso vale per la Fan Page. Molti hanno una pagina aziendale Facebook o un profilo aziendale Istagram con un pubblico più o meno (spesso meno) ampio, pubblicano qualche post a seconda dell’umore ed il post lo vede una piccola percentuale del loro pubblico. Si perché il social non lo fa vedere a tutto il tuo pubblico. risultato: due, tre, cinque like di compassione.

 

Bisogna elaborare un piano di azione. Un piano che sia composto da

  1. analisi
  2. strategia
  3. pratica

 

Il FUNNEL.

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Il Funnel ovvero imbuto è la struttura della strategia che devi adottare.

La parte Top OFUnnel è la parte in cui devi attrarre il tuo potenziale cliente.

La parte Middle OFUnnel invece è la parte in cui devi trasformare i tuoi visitatori in contatti.

Nel Bottom OFUnnel li trasformi in clienti e successivamente li fidelizzi.

 

Il TOFU.

Che non è quella cosa molliccia che vorrebbe somigliare al formaggio ma la parte top del nostro funnel è la parte della strategia che serve ad attrarre, a carpire attenzione a picchiettare sulla spalla per far girare il nostro interlocutore.

In questa parte dovremo andare ad intercettare la domanda latente ma anche la domanda consapevole dei nostri potenziali, con  vari strumenti che Google e le piattaforme social ci mettono a disposizione, strumenti molto potenti e a disposizione di tutti, che però vanno utilizzati con giudizio perché come tutte le macchine potenti c’è il rischio di farsi male.

 

Il MOFU.

Una volta che picchietti sulla spalla di qualcuno e lo fai girare, hai pochi attimi per dirgli qualcosa di interessante per evitare che ti mandi a C@@@@E con la velocità di un lampo e che non si giri mai più. Qui entrano in gioco i contenuti oppure se vogliamo utilizzare un termine da fighi content marketing. Realizzare dei contenuti pertinenti e che abbiano appeal sul nostro interlocutore diventa di fondamentale importanza e gioca un ruolo decisivo nella nostra strategia.

In questa fase fondamentale si creano i contatti, ovvero il nostro patrimonio, cioè quello che ti permette, si di convertire immediatamente, ma anche di effettuare direct marketing in futuro, di generare recensioni che vadano a costruire la mia reputazione online.

Come faccio a far si che il mio interlocutore si presenti, mi dica come si chiama? imagesSemplice, si fa come si è sempre fatto, gli si porge la mano! Si vabbè nel nostro mondo di marchettari usiamo sempre paroloni strani per cui dovrei dirti che si “deve mettere in atto una call to action” che però non è niente dimeno di ciò che nel mondo reale è porgere la mano con un bel sorriso. Se lo fai bene, con educazione ed al momento giusto difficile che ti lascino li con la mano per aria.

 

Il BOFU.

Ok il mio interlocutore è un contatto. Ciao.

Si ciao perché il mio lavoro potrebbe anche finire qui. Ora te la devi giocare tu caro, se sai fare il tuo lavoro, se il tuo prodotto è buono, se il tuo prodotto è richiesto, se sei concorrenziale, non dovresti più avere bisogno di me.

Non ti senti ancora tranquillo? Ok. Posso aiutarti a presentare meglio il tuo prodotto, se lo vuoi vendere online, crearti contenuti incentrati sul prodotto, guidarti ad usare strumenti come CRM per fare direct marketing e fidelizzare i tuoi clienti in futuro.

Chiaramente il processo del funnel non si ferma mai, si può affinare, adattare e ripercorrere ancora ed ancora, per far prosperare il tuo business.

 

Vuoi sapere qual’è la strategia che farà decollare la tua attività? Contattami.

 

 

 

Vostro cognato vi sta fregando!!!

cognato

 

Ebbene si anche tu come molte persone che mi capita di incontrare avrai un cognato, un cugino un qualche cavolo di parente che “ci capisce con i computer” oppure è un grafico nato, o che ha scoperto il web.

Bene! in effetti ho constatato che il mondo è pieno di cognati e cugini ma è anche pieno di siti che non hanno traffico.

Quindi se hai capito che un’immagine digitale della tua azienda (un sito) ti può servire a sviluppare gli affari ( e basta con questa parola business!) allora tuo cognato probabilmente non ti sta facendo un buon servizio.

Vediamo perché.

Sai come mai Google alcuni siti li mette in evidenza ed altri invece no?

A parte gli annunci a pagamento che sono quelli con la scrittina “ANN” in cima, per tutti gli altri valgono le regole decise da Google, questo despota del web che però è talmente grande che ha deciso che i siti che lui promuoverà nelle ricerche devono avere delle caratteristiche strutturali che a lui piacciono, quelli che non le hanno, li penalizza, li nasconde, li mette in fondo.

E come fa Google a sapere come è fatto il tuo sito??  Ebbene anche adesso che stai leggendo questo articolo le spie di Google stanno scandagliando il tuo sito e stanno relazionando al grande capo. In realtà queste spie che agiscono di continuo e silenziosamente come dei ragnetti sono dei programmi di analisi che però in pratica fanno quello che ho appena detto.

Inoltre i parametri per cui il tuo sito andrà a finire nei “buoni” o nei “cattivi” variano abbastanza spesso.

Quindi, ricapitolando, sei vuoi veramente sfruttare le opportunità che internet ti mette a disposizione e se vuoi fare business (si dai lasciamelo dire ogni tanto) con il tuo sito, affidati ad un professionista, investi qualcosa, (non importano grandi cifre) ma le fondamenta della tua presenza su internet falle con dei mattoni e del cemento BUONI!

p.s. E poi ricorda che se accetti favori dai cognati, possono costare moooooolto cari!!! 🙂

Il nuovo mondo

nuovo mondo

Il nuovo mondo

 

Viviamo vendendo. Un prodotto, un’idea, la nostra musica la nostra poesia, noi stessi. E’ importante per questo, essere nel mercato; qualsiasi sia il mercato, anche se fosse il mercato delle pulci, se non ci sei non vendi . Il posizionamento è importante ovunque, la bancarella più in vista, posta dove c’è più passaggio vende di più. Il negozio con la vetrina dove c’è più passaggio ha più probabilità di veder entrare il cliente. Hai il parcheggio? Ancora meglio! Altro vantaggio.

In termine tecnico è Posizionamento.

Chiaramente  c’è posizione e posizione essere nel Corso in centro non è uguale ad essere in un vicolo sperduto e buio. Quindi essere in evidenza è importante per poter mostrare la propria merce. Sono concetti  banali nel mondo tradizionale ma non tutti sanno che valgono anche su internet. Per cui è importante avere un’immagine digitale interessante ma se non sei nella giusta evidenza (cioè hai un bel negozio nel vicolo) non serve molto.

Questa nuova era si dice sia caratterizzata dalla crisi economica. Il commercio sta scomparendo dal mondo reale. In realtà sta migrando su un altro mondo, si sta adattando sta mutando sul mondo digitale.

Quindi dobbiamo essere in  questa nuova dimensione ed adattarsi se non vogliamo fare la fine dei dinosauri. Se stai leggendo questo articolo probabilmente qualcosa hai già fatto, forse hai fatto fare un sito, un e-commerce, una fanpage. MA “non funziona”  INTERNET NON FUNZIONA! O forse stai semplicemente usando la motosega  come usavi la sega a mano perché non sai accenderla. Google Facebook, Amazon, Alibaba si stanno spartendo il mondo. Internet funziona.

Sta arrivando (è gia in parte arrivata ma ancora non è niente) l’onda dello tzunami. Forse è opportuno , invece di prenderla di punta, tentare di cavalcarla.

Sì stava peggio. Punto.

Ma quanto piace a molti mostrare quanto siano legati al passato! Quanti post vedo che criticano le nuove tendenze, le nuove abitudini, legate ovviamente alla tecnologia. “Ormai i ragazzi non si guardano più negli occhi”….”ai miei tempi. …” ma ve ne accorgete di quanto siete VECCHI? Oltretutto ipocriti dato che tante di queste perle si leggono si social, per cui vi auto criticate.  Vi ricordo che quell’aggeggio che avete in mano vi permette una serie di cose fino a dieci anni fa impensabili. Innanzi tutto “lo scibile umano” sempre disponibile. Fine delle discussioni sul significato delle cose, su date di nascita, eventi storici, sportivi. ..ecc si apre Google e via!
Bisogno di mezzo pubblici? Tac (anzi touch) e via orari e percorsi.
Prenotiamo al cinema? Fine delle code! 
Nelle banche prima c’erano le file interminabili. Vi siete accorti che adesso non ci sono più? Perché c’è l’home banking,ci sono le app e si può fare tutto dal telefonino. Perfino pagare il biglietto dell’autobus e del treno.
E poi sveglia!

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i ragazzi si guardano negli occhi eccome! “Ai miei tempi” per parlare con una ragazza dovevo aspettare il labile momento fra l’uscita da scuola e l’arrivo dell’autobus e magari per attaccare discorso dicevo una marea di cazzate, adesso non solo possono parlare con cento ragazze al giorno ma sapendo gusti abitudini e frequentazioni, magari non le parli di cose che odia!

La Coca Cola è verde!

Ci siamo arrivati. Gli esperti di branding lo dicevano più di un anno fa. La Coca-cola è diventata verde.
Era stata proprio la bevanda più famosa al mondo ad aver trasformato un elfo magro e di verde vestito in un paffuto e rosso signore. Babbo Natale. Il tutto per esigenze di marketing. Infatti il colore originale dei vestiti di Babbo Natale era proprio il verde. La famosa fabbrica, nata a New York a fine ‘800 ed esplosa dal punto di vista economico negli anni 20, vestì il babbo più celebre al mondo di rosso per esigenze pubblicitarie e così è rimasto  fino ai giorni nostri. 
Coca-cola ha  sfornato , nel tempo, spot azzeccatissimi e graditi al pubblico di ogni età e l’attenzione che ha dedicato all’immagine è sempre stata altissima, accostando il marchio a valori positivi. L’esigenza ogni giorno più pressante ti aumentare la coscienza ecologista nella nostra società non poteva sfuggire agli esperti di branding di cui si avvale. E così anche Coca-cola ha deciso di migrare al verde per avvicinarsi al mondo che creeremo.

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La connessione arriva dal cielo

Lo avevo sentito dire ad un seminario tenuto da Umberto Macchi circa un anno fa. Sembrava una notizia un pò futuristica, ma puntualmente quando le fonti sono attendibili,è stata confermata poche ore fa dal sole 24 ore. Il colosso Google ha capito che se vuole vincere la battaglia pe conquistare il mondo la posta in palio è rappresentata dai continenti più poveri, africa in testa, dove per connettere tutti l’unica soluzione è far sorvolare la loro testa con dei pratici (!) droni che portino a domicilio il tanto sognato “internet”, per poter finalmente “esserci” far parte del mondo, far conoscere il proprio pensiero, votare, valutare, protestare! Sempre sperando che i possessori di fucili non trovino più divertente la pratica del tiro al drone!  Droni WiFiskybender

La strategia del discredito

yelpCiao a tutti ho letto un articolo forte che volevo commentare. L’articolo ve lo metto a disposizione sotto. Tratta di un caso (una case history fa molto figo) di un livornese (forse per questo mi è piaciuto) che per combattere la logica del ricatto di una piattaforma di recensioni ha usato l’arma del discredito.

In pratica ha fatto sì che tanto più i clienti si trovavano bene nel suo locale tanto più dovevano “andarci giù pesanti” con il giudizio su Yelp (è il nome della piattaforma)

Beh il ristoratore afferma che Yelp bombarda commercialmente le strutture ricettive che se  cedono alle lusinghe commerciali vedono sparire le recensioni negative lasciando spazio solo alle positive. Questa è l’accusa dello chef livornese. La strategia è stata quella semplicissima di dimostrare che, se la piattaforma non è seria  il giudizio in stelline non corrisponde con la valutazione reale del pubblico mangiante, che sta continuando a riempire il ristorante che su Yelp non arriva a due stelle!

“La credibilità” è l’aspetto fondamentale dell’immagine. In modo particolare l’immagine digitale dato che tutti hanno la possibilità di interagire con la credibilità di qualsiasi brand e quindi rafforzarla o distruggerla. Nell’era digitale sta diventando sempre più difficile e sempre più sconveniente raccontare bugie. Quindi #NONsistavameglioquandosistavapeggio.

Questi toscanacci!!!     Ristorante- Yelp 1-0 palla al centro